Fattore V di Leiden e trombofilia: quante domande!
Cos’è il fattore V di Leiden?
Se ho il fattore V di Leiden sono a rischio di trombosi venosa profonda?
Col fattore V di Leiden sono a rischio di aborto?
Il fattore V di Leiden è stato molto studiato negli ultimi anni.
A fronte di evidenze iniziali che attribuivano determinati significati clinici a questa comune variante di popolazione, ora abbiamo molti più dati e possiamo fare più chiarezza.
Rispondiamo passo passo alle domande più frequenti.
Fattore V di Leiden: cos’è?
Il termine “fattore V di Leiden” fa rifermento per convenzione ad una variante specifica del gene F5, che codifica per il fattore V della coagulazione. Tale variante, che a livello nucleotidico è identificata come G1691A, è piuttosto frequente nella popolazione generale ed è associata alla cosiddetta “trombofilia dovuta a deficit del fattore V di Leiden” (altrimenti nota anche come “come resistenza ereditaria alla proteina C attivata”). È bene sottolineare fin da subito che la variante G1691A, pur essendo predisponente, non è predittiva di trombosi in tutti i casi (alcuni pazienti, infatti, restano asintomatici).
Trombofilia dovuta a deficit del fattore V di Leiden
La trombofilia dovuta a deficit del fattore V di Leiden è caratterizzata da un aumentato rischio di fenomeni di tromboembolismo venoso, soprattutto di trombosi venosa profonda, più comunemente alle gambe. Va tuttavia segnalato che, dalle numerose evidenze fin qui acquisite, sembra chiaro che lo stato di eterozigosi per la variante di Leiden conferisca, al più, un effetto modesto sul rischio di tromboembolismo ricorrente dopo il trattamento iniziale di un primo fenomeno di tromboembolismo. Diverso è per i soggetti omozigoti, che invece hanno un rischio trombotico molto più elevato. Come detto sopra, il fattore V di Leiden è piuttosto comune nella popolazione generale: gli eterozigoti possono essere rilevati con una frequenza del 1-4% in Europa (2-3% in Italia), mentre gli omozigoti sono circa 1 ogni 5.000 persone.
Rischio di aborto?
Per quanto riguarda la gravidanza, appare ormai chiaro che il fattore di Leiden, sia in eterozigosi che in omozigosi, non rappresenti in realtà un fattore di rischio sostanziale per l’aborto o altri eventi avversi della gravidanza (come, ad esempio, la preeclampsia, la riduzione della crescita fetale o il distacco di placenta).
Quali fattori influenzano l’espressione clinica della trombofilia da fattore V di Leiden?
L’espressione clinica (o espressività) della trombofilia dovuta a deficit del fattore V di Leiden è influenza dai seguenti fattori:
– Genotipo: gli eterozigoti per la variante di Leiden hanno un rischio di trombosi venosa solo lievemente aumentato, mentre gli omozigoti hanno un rischio trombotico molto più elevato.
– Coesistenza di altre patologie trombofiliche (genetiche o acquisite), che conferiscono un rischio additivo per trombosi.
– Presenza di fattori rischio circostanziali quali, ad esempio, gravidanza, cateterismo venoso centrale, viaggi, uso di contraccettivi orali, terapia ormonale sostitutiva, modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni, obesità, traumi agli arti inferiori ed età avanzata.
Quali farmaci o circostanze sono da evitare?
Nei pazienti asintomatici (che cioè non hanno mai avuto un episodio di trombosi venosa), non è indicata la terapia profilattica anticoagulante di lungo termine, ma solo quella di breve termine nell’eventualità che si prospetti l’esposizione a fattori di rischio circostanziali (vedi sopra).
Con particolare riferimento a farmaci o circostanze da evitare:
– le donne eterozigoti per la variante di Leiden con storia di tromboembolismo venoso dovrebbero evitare la terapia contraccettiva orale a base estrogenica o la terapia ormonale sostitutiva.
– le donne omozigoti per la variante di Leiden con o senza storia di tromboembolismo venoso dovrebbero evitare la terapia contraccettiva orale a base estrogenica o la terapia ormonale sostitutiva
– per le donne eterozigoti asintomatiche sarebbe comunque consigliabile valutare forme alternative di contraccezione o di controllo dei sintomi menopausali. Tuttavia, per le donne eterozigoti asintomatiche che comunque preferiscano la terapia contraccettiva orale, sarebbe meglio evitare i progestinici di terza generazione o altri tipi di progestinici che conferiscano un elevato rischio trombotico. Per le donne eterozigoti asintomatiche che desiderino sottoporsi a terapia ormonale sostitutiva per controllare sintomi menopausali particolarmente forti, sarebbe comunque da evitare l’assunzione della terapia ormonale sostitutiva per via orale.
Referenze
Kujovich JL. Factor V Leiden Thrombophilia. 1999 May 14 [Updated 2018 Jan 4]. In: Adam MP, Ardinger HH, Pagon RA, et al., editors. GeneReviews® [Internet]. Seattle (WA): University of Washington, Seattle; 1993-2021. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK1368/